Interpretare by Mario Brunello & Gustavo Zagrebelsky

Interpretare by Mario Brunello & Gustavo Zagrebelsky

autore:Mario, Brunello & Gustavo, Zagrebelsky [Mario, Brunello & Gustavo, Zagrebelsky]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Musica e spettacolo, Diritto, Intersezioni
ISBN: 9788815328779
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2016-09-14T22:00:00+00:00


Il senso del limite

MB Come riusciamo a riconoscere il limite oltre il quale si va fuori legge, fuori stile, o si fraintendono le intenzioni del compositore o del legislatore? Dov’è il limite tra il lecito e l’illecito nell’interpretazione? È solo la cultura personale, l’esperienza o ci sono dei chiari segni tra le note, come tra le parole, che indicano questo limite? Ad esempio, in musica un evidente limite è l’eseguibilità, un limite tecnico, cioè un punto oltre il quale non si percepisce più il testo. Ma, quando si è a tu per tu con esso, nella solitudine dello studio, della preparazione, un limite sembra non esistere. È la scelta interpretativa che in realtà diventa il proprio limite, il quale sarà riconosciuto e trasformato in personalità, cultura, onestà intellettuale.

GZ Hai nominato le «intenzioni». I giuristi sembrano riporre molta fiducia nella «intenzione del legislatore», ma è una finzione. Innanzitutto, è spesso difficile o impossibile determinarla. Poi, anche se è possibile, l’assumerla come vincolante avrebbe come conseguenza la cristallizzazione. Per questo, si dice che non all’intenzione storica del legislatore che, magari molti anni fa, ha approvato la legge si deve fare riferimento, ma a quella che muoverebbe il legislatore che scrivesse la legge oggi. Si tratta di un artificio retorico che dà all’interprete il diritto di stabilire in che cosa consista questa fantomatica intenzione. Nella realtà, ciò che ha valore oggettivo sono solo i segni scritti sulla carta che contiene le leggi.

MB È così. Le note scritte sulla partitura. L’artificio retorico di cui parli entra molto spesso nei commenti musicali: «se Bach avesse avuto un pianoforte, un’orchestra sinfonica…». Io penso, semplicemente avrebbe scritto altra musica.

Ma amo la libertà che il segno offre e che porta a dialogare a tu per tu con il compositore, anche attraverso i secoli.

GZ I segni sono offerte di possibilità. Pensiamo a Giulio in biblioteca. Ma le possibilità, ovviamente, non sono infinite. Vorrei, però, per arrivare alla questione dei limiti, spiegare quando a me pare che si possa dire che un’interpretazione è «riuscita» e quando, invece, non lo è e, se non lo è, vuol dire che siamo fuori del limite ed entriamo nell’arbitrio. È, il mio, un criterio empirico e soggettivo. Se ti ascolto suonare una suite di Bach, mi viene in mente non un dualismo, ma una simbiosi, una fusione. Tu sei Bach e viceversa. Se Bach ti potesse ascoltare ti guarderebbe come una prosecuzione di sé e, probabilmente, si compiacerebbe per avere messo su carta ciò che il tuo arco trasforma in suono. Ricordi forse quella striscia di Linus in cui Schroeder, il ragazzino seduto al piano che ha appena terminato di pestare la tastiera, guarda la testa di bronzo di Beethoven e, serio serio, dice estasiato a se stesso: mi ha sorriso! Questo è stare nei limiti: quando puoi dire «mi ha sorriso». Invece, ci sono casi in cui avverti un dualismo e ti pare di assistere a un corpo a corpo: di qua l’autore e di là l’esecutore che usa il testo come un pretesto.



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